George Best non passare mai quel pallone

  • 6 Luglio 2018
  • VAW
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[vc_row][vc_column][vc_column_text]George Best correrà per l’eternità sulla fascia destra dell’Old Trafford, con indosso la maglia rossa del Manchester United e il numero sette stampato sulla schiena.

Bravo a dribblare come a creare aforismi, a entrare nei cuori dei tifosi o nei letti delle miss, eroe romantico, incapace di gestire il talento in dote.

Figlio di nessuno, perché questo significava appartenere alla working class, è diventato George Best per il mondo intero.

Orgogliosamente irlandese del nord, ha insegnato agli inglesi, inventori del calcio, a amare questo sport.

Lui, eccentrico, eccessivo, anarchico, ha fissato le regole per essere una superstar, vivendo la parabola dell’eroe romantico. Una contraddizione in termini.

Pensando a George Best, non viene in mente l’immagine di un testimonial di qualche profumo o auto di lusso. Non è possibile immaginarlo sulla copertina di qualche mediocre rivista patinata.

Piuttosto è il protagonista ideale di qualche grande romanzo, di quelli in grado di rompere gli schemi, segnare le epoche, rappresentare qualcosa per chi lo ha letto.

Un cervello brillante intrappolato nel corpo di un alcolista. Un uomo fragile mascherato da grande campione.

Del resto, venire dal nulla e finire in cima al mondo, significa scendere a rotta di collo lungo una discesa senza freni, dopo aver percorso una salita a piedi con il peso di una tonnellata sulla schiena.

Ridurre quest’uomo a semplice celebrità dalla vita eccessiva, sprofondato nell’alcolismo, significa non aver chiaro il concetto di romanticismo letterario e di dinamiche sociali.

George Best è riuscito a sedurre il mondo intero, diventando il simbolo di una piccola nazione, che intorno al suo mito, ha provato a rafforzare la propria identità martoriata da secoli di dominio inglese.

L’Irlanda del Nord è in quelle pagine dei libri di storia che non vengono mai lette da nessuno, se non per ricordare il terrorismo dell’IRA e lo scontro fra Eire e Inghilterra.

Qualsiasi nord irlandese non può evitare, anche volendo, di provare orgoglio per essere associato a George Best. Questione d nazionalità più che di stile di vita.

Come la Macedonia ha Alessandro Magno, l’Irlanda del Nord ha George Best. Quale altro giocatore ha acquisito un ruolo simile? Nessuno. E quando sei l’unico, vuol dire che sei unico.

A George Best sono stati dedicati molti murales, in nessuna di queste raffigurazioni beve o s’intrattiene con una donna: Maglia dello United, pallone fra i piedi, barba in volto. L’essenza di una leggenda.

Può impressionare snocciolare i numeri della sua carriera o le miss mondo che ha avuto in camera da letto, ma è vederlo correre ancora oggi su quella fascia, con la maglia rossa numero sette dello United, che farebbe sognare.

ANDREA ANTONETTI[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/3″]

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